In quest’ultimo secolo l’industria alimentare ha incrementato in modo esponenziale la produzione di molte materie per soddisfare la crescita della domanda. Ma questo aumento di disponibilità siamo sicuri che non abbia sacrificato qualcosa?
Analizziamo il settore agricolo: dagli anni settanta la produzione di grano ha avuto un boom. Ciò non è dovuto a delle condizioni naturali favorevoli ma da modificazioni genetiche come l’irradiamento del frumento con i raggi gamma e successive ibridazioni. Così facendo il fusto del frumento è diventato più basso e quindi più resistente agli agenti atmosferici come vento e pioggia e quindi agevola la raccolta e aumenta la produzione. In pratica questo grano di fatto è OGM e ricopre circa il 90% della produzione totale. “Casualmente” i primi casi di celiachia si sono manifestati a partire dagli anni ’70.
Un altro fattore allarmante riguarda la presenza di micotossite, glifosato, metalli pesanti come il cadmio, pesticidi e diverse tossine presenti nelle farine e nei prodotti trasformati che acquistiamo al supermercato dalle multinazionali. Ovviamente questi elementi sono tossici per il nostro organismo e alcune marche superano la soglia stabilita dalla legge.
Anche se compriamo pasta italiana non siamo al sicuro. Bisogna fare attenzione perché il grano con cui viene prodotta spesso proviene dal Canada e da paesi esteri. Purtroppo non esiste alcun obbligo di dichiarazione della provenienza in etichetta. In particolare, il grano acquistato dal Canada contiene una soglia di micotossine superiore al limite stabilito da loro. In Italia questo limite è di gran lunga superiore e quindi ciò che per loro è scarto per le industrie italiane diventa materia prima acquistata a costi molto bassi.
Per fortuna in Sicilia alcuni agricoltori si sono ribellati a questo sistema e hanno ripreso a coltivare i grani antichi originali quasi annientati dalle multinazionali. In particolare, nel territorio siciliano sono presenti 52 varietà di grani autoctoni. Nel secolo scorso ne erano presenti 291 ma molte sono scomparse perché non adatte alle coltivazioni intensive e con quantitativi di produzione inferiori.
Il territorio e il clima favorevole rendono possibile la coltivazione di questi grani antichi come il Maiorca, Senatore Cappelli, Margherito, Timilia, Russello e Nerisi. Questi grani hanno la particolarità di adattarsi alle condizioni climatiche e sono abbastanza resistenti da non aver bisogno di essere trattati con prodotti chimici.
Questo ritorno dei grani antichi siciliani ha tre aspetti positivi: il ritorno di grani originali naturali e non contaminati, la concreta possibilità di crescita economica del paese e l’aumento di richiesta di manodopera per la produzione e per la filiera.
In questo periodo di crisi perché non puntare sulla crescita della nostra terra e salvaguardare la salute?