Sei un escursionista professionista o amatoriale? Ami fare trekking in montagna? Se la risposta è positiva, ti sarà certamente capitato di incontrare lungo il tragitto dei casolari isolati costruiti in pietra o in legno e incustoditi. Queste strutture sono chiamate rifugi aperti o bivacchi, da non confondere con i rifugi alpini o chiusi che sono a pagamento e offrono stanze da letto, servizi igienici e la cucina.
A cosa servono i rifugi aperti?
I rifugi aperti sono delle strutture che hanno lo scopo di offrire riparo agli escursionisti in caso di emergenze come maltempo e imprevisti e per fare delle soste rifocillanti. Ricorda inoltre che in montagna, nei parchi e nelle aree protette è vietato accamparsi sia con le tende che con i camper e i vari mezzi di trasporto. L’unico bivacco consentito è quello all’aperto o all’interno dei rifugi.
Il rifugio aperto è composto da un unico spazio ed è fornito di camino e da un tavolo. Se si è fortunati si possono trovare anche delle panche in legno. Non ci sono quindi cucina, servizi igienici o stanze da letto. È sprovvisto di luce e quindi bisogna avere con sé candele o torce. La maggior parte non sono forniti nemmeno di acqua ma alcuni hanno delle fontanelle all’esterno che attingono da pozzi di acqua piovana. All’interno si può pernottare avendo l’accortezza di attrezzarsi con sacco a pelo e materassino per riscaldarsi e per isolarsi dal freddo e dall’umidità.
Essendo un riparo di emergenza, quando si usufruisce del rifugio bisogna lasciarlo a disposizione anche di altri escursionisti nel caso in cui ne abbiano bisogno, quindi è vietato chiudersi all’interno bloccando l’entrata. È buona norma e segno di civiltà non sporcarlo, non danneggiarlo e lasciarlo pulito. All’interno, a volte, si trovano candele, qualche bottiglia di acqua o qualche altro bene di prima necessità lasciato da altri escursionisti in precedenza. Non bisogna appropriarsene perché potrebbero servire a qualcun altro in difficoltà e, se possibile, lasciare qualcosa che possa essere utile.
Spesso, ma non sempre, dovrebbe esserci della legna in prossimità del bivacco, portata dalla forestale periodicamente, da utilizzare in caso di necessità. Eventualmente, per avere la certezza si può chiamare alla forestale. Se andate in un rifugio per fare una scampagnata con gli amici abbiate il buon senso di portare la legna o il carbone da casa anziché utilizzare quella presente per le emergenze.
Al di là degli imprevisti, pernottare in un rifugio con un gruppo di escursionisti o amici è davvero una bella esperienza che ci arricchisce perché si crea sintonia, collaborazione, convivialità, ci si sostiene, si stimola la fantasia e l’ingegno e ci si diverte. L’importante è non dimenticare mai il rispetto per il bivacco e l’ambiente circostante, accogliere altri escursionisti e non utilizzare il materiale di fortuna già presente.