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Venerdì, 29 Dicembre 2017 11:02

L’Etna tra miti e leggende

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L'Etna tra miti e leggende L'Etna tra miti e leggende

L’Etna è da sempre osservata, temuta e amata da poeti e filosofi del passato e del presente. D’altronde, chi, venendo in Sicilia, non è rimasto incantato dal maestoso vulcano più grande e attivo di tutta Europa? Con le sue eruzioni improvvise dà spettacoli naturali unici e attira numerosi turisti da tutto il mondo.

Proprio per la sua maestosità, l’Etna ha incantato i popoli del passato e si è resa protagonista di numerosi miti e leggende. Scopriamoli insieme!

La leggenda di Encelado

Nella mitologia greca si narra che il gigante Encelado, figlio di Gea e di Urano, un giorno decise di togliere il potere a Giove e comandare al suo posto. Per raggiungere il cielo, mise tutte le montagne del mondo una sopra l’altra aiutato dai suoi fratelli giganti. Quando furono quasi vicini, Giove si arrabbiò così tanto per la presunzione di Encelado che lanciò dapprima un fulmine che fece cadere sulla terra tutti i giganti e subito dopo un altro fulmine che distrusse tutte le montagne coprendo i giganti con i resti.

Encelado rimase sepolto sotto l’Etna. Ferito, non riusciva a liberarsi e così, dalla forte furia, cominciò a lanciare fiamme dal petto. Queste poi risalirono fino alla cima dell’Etna e fuoriuscirono violentemente. Il fuoco e il suo respiro si fusero diventando lava che scorreva lungo l’Etna e distruggeva tutto ciò che incontrava nel suo cammino. Gli abitanti cominciarono a scappare per mettersi in salvo ma improvvisamente Encelado si calmò e così anche la prima eruzione dell’Etna si arrestò. Tuttavia ogni tanto la rabbia di Encelado si fa sentire con nuove eruzioni e boati.

La leggenda di Efesto

Efesto, nella mitologia greca, è il dio del fuoco, delle fucine, dell'ingegneria, della scultura e della metallurgia. Quando la dea Era lo partorì, lo vide così brutto e deforme da lanciarlo giù dall’Olimpo. Per fortuna cadde in mare e venne salvato dalle ninfe Eurinome e Teti che lo accolsero come un figlio. Il dio, da subito, mostrò una capacità straordinaria nel forgiare i metalli e creò così tanti meravigliosi gioielli per le due ninfe.

Un giorno, Teti andò in un banchetto all’Olimpo e i suoi gioielli non passarono di certo inosservati. Era così scoprì che venivano forgiati dal figlio e decise di incontrarlo e commissionargli un trono. Efesto riconobbe subito la madre e realizzò un trono d’oro magico. Appena la dea si sedette, difatti, non riuscì più ad alzarsi e rimase intrappolata.

Diversi dei chiesero ad Efesto di liberare la madre ma solo Dioniso riuscì a convincerlo. Zeus allora, per rimediare alle sofferenze causategli da Era, gli offrì in moglie Venere. All’Olimpo, Efesto iniziò ad essere elogiato per i suoi splendidi manufatti e, con il passare del tempo, si affezionò alla madre. Proprio per difenderla dal marito durante un litigio, Efesto venne scaraventato sulla terra. Stanco dei continui tradimenti di Venere, decise di rimanere nelle viscere dell’Etna e continuare, insieme con i ciclopi, a lavorare i metalli.

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